HO BATTUTO BERLUSCONI!

di John Graham Davies

 

adattato, diretto e interpretato da Lahire Tortora

Scene e costumi di Marta Mazzucato

Proiezioni video a cura di claudio Verza

Locandina e immagini di Deborah Barbazza 

Elaborazione grafica a cura di Linda Baldo

Assistenza tecnica di Fabio Berton e Alessandro Romano

 

Kenny, nativo di Liverpool ma di origine irlandese, manda avanti come può una calzoleria e un’attività di duplicazione chiavi, in cui i debiti sono quasi sempre superiori ai guadagni.

Suo padre, immigrato a Liverpool da Cork, ha fatto parte della generazione piegata e fiaccata dagli anni duri e amari della Thatcher, e ora a quelli come Kenny non resta che arrangiarsi e tirare avanti.

In tutto questo, uno dei punti fermi di Kenny è sempre stata la passione per il calcio, e il tifo sfegatato per il Liverpool. Da ragazzino ha vissuto le grandi imprese in terra europea del Liverpool, squadra capace di conquistare quattro coppe dei campioni in soli otto anni.

Poi sono arrivate le tragedie negli stadi Heysel e Hillsborough,la lunga squalifica dei Reds nelle competizioni internazionali e la delusione e l’allontanamento di Kenny da un mondo che non riconosceva più.

Ma nel 2005, dopo vent’anni, il Liverpool ritorna in finale di Champion’s League contro il Milan di Silvio Berlusconi. La partita si giocherà a Istanbul, e Kenny sente di avere un conto in sospeso con il passato: ha bisogno di tornare ragazzo, anche solo per un’ultima volta. Nonostante i debiti, la moglie e due figli, più un terzo in arrivo,non sente ragioni: vuole andare alla partita, costi quel che costi.

Attraverso una serie di flashback e di continui salti temporali tra il passato e il presente, “Ho battuto Berlusconi!” racconta in prima persona quasi trent’anni di vita di un tifoso sanguigno e passionale, che contro ogni logica riuscirà ad assistere dal vivo a quella che diventerà una delle partite più rocambolesca e memorabile della storia del calcio, con tanto di incontro a sorpresa finale.

Davies, con lo stile fulmineo e dissacrante tipico del teatro contemporaneo inglese, ci regala una storia che mescola sport e politica, lacrime e risa, ma soprattutto l’avventura dal sapore quasi epico di un proletario che, dopo una vita di compromessi, per una volta non ha chinato la testa.