Sabato 22 Settembre ore 17:30

Si è inaugurata la monografica di PAOLO DEL GIUDICE

 

L’Associazione dalla Guerra alla Pace Forte alla Gatta ha compiuto in questi tre anni 2015- 2018 un intenso percorso legato al recupero della memoria storica in occasione del Centenario della Grande Guerra ed ha presentato alla cittadinanza iniziative culturali che hanno rivisto in maniera critica i momenti della Prima Guerra Mondiale legati al nostro territorio, dal ricordo del Soldato di Trivignano Arnaldo Checchin fucilato a Noale dopo processo sommario, alla trasformazione di un percorso di guerra in una Galleria all'aperto, la "Ronda dell' Arte". 

 

Nel mese di marzo di quest'anno abbiamo incontrato il maestro Paolo Del Giudice nel suo studio ai piedi del Montello ed abbiamo presentato il lavoro fatto in questi anni mentre l’artista a sua volta stava già lavorando sullo stesso tema volendo ripercorrere questa immensa tragedia a partire dai volti dei giovani soldati italiani o dei sorridenti “ crucchi “ , accanto a quelli austeri dei generali, uno su tutti quello di Luigi Cadorna . 

 

Ci è sembrato quindi naturale proporre come sede per presentare il suo lavoro Forte Mezzacapo, struttura del Campo Trincerato di Mestre costruito per la difesa di Venezia nel 1911 alla vigilia del conflitto mondiale .

 

Il Consigliere Gianpaolo Formentini in rappresentanza del Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha inaugurato  Sabato 22 Settembre alle ore 17.30 presso le stanze del Forte Mezzacapo in Via Scaramuzza 82 Zelarino angolo via Gatta, la grande monografica di piu' di 100 opere pittoriche del maestro PAOLO DEL GIUDICE raffiguranti VOLTI MOMENTI RELITTI della GRANDE GUERRA. L’evento è stato  introdotto dal critico Dino Marangon, e a seguire,lungo il percorso della mostra gli invitati sono stati accompagnati  con canzoni di montagna e della tradizione popolare eseguite dal GRUPPO DELLE CIME di Marghera.

 

La mostra rimarrà aperta tutti i sabato e domenica fino al 04 Novembre , dalle ore 10.00 alle 19.00

 

 

La Mostra :

 

Nel suo studio l’artista ha ripercorso la tragedia di cent’anni fa, esplorando gli archivi fotografici ora generosamente disponibili sui siti digitali. Ne ha tratto oltre un migliaio di foto da cui ha distillato le prime immagini su piccoli cartoni e tavolette. Volti di giovani soldati, a volte quasi bambini, spavaldi e impauriti a un tempo, spaesati e quasi presaghi. Italiani, austriaci, tedeschi. Accanto a quelli austeri dei generali, presi a mezzobusto e carichi di decorazioni. E’ stato conseguente passare dai volti alle figure intere e poi alla quotidianità di quei soldati. Dall’assurdità della guerra portata in alta montagna sintetizzata da una salita faticosa e silenziosa, quasi una via crucis, di una colonna di alpini verso l’ignoto, alla vita nelle trincee fatta di condizioni subumane di sopravvivenza; e di attese interminabili fino al momento tragico dell’uscire allo scoperto. Qui Del Giudice si ferma, non descrive lo scontro ma semmai le conseguenze, come la veglia e il compianto intorno a un caduto.

 

E lascia parlare i relitti: i solchi delle trincee che feriscono il terreno come linee di faglia, i disegni creati dalle linee di fili spinati, gli ammassi di grovigli, le carcasse di camion, le colonne di automezzi che sembrano carri funebri, i cannoni abbandonati che, persa la potenza distruttrice, si trasformano in testimoni muti della tragedia. Le rovine degli abitati e soprattutto delle chiese ferite dai bombardamenti, da quella veneziana degli Scalzi alle tante parrocchiali dei paesi allineati lungo il corso del Piave. E le conseguenze sui civili solo accennate dai carri dei profughi.

 

Come sua abitudine Del Giudice ha ripreso ossessivamente alcuni temi in lavori di dimensioni crescenti fino ai due metri e oltre, con soluzioni pittoriche sempre diverse e a volte inaspettate. Così nel percorso labirintico di Forte Mezzacapo si rincontrano più volte, con accresciuto impatto, gli stessi soggetti, come la figura di Maria Bergamas, la madre del milite ignoto, unica presenza e contrappunto femminile all’interno della mostra.